Gilet Gialli, lotta di classe senza una guida. Il famoso 99% non crede più nella politica e soffre per l’inflazione occulta
«Può darsi che il percorso del cambiamento storico – ormai evidentemente necessario – non passi per le rivolte di strada (e forse, nemmeno per elezioni democratiche), ma per un mutamento di forme e di formule dell’economia e dei rapporti umani che, pian piano all’inizio e, poi, in modo più dirompente, impongano modelli di comportamento diversi rispetto a quelli cui siamo stati abituati nei trascorsi decenni». Lo afferma l’economista post-keynesiano Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt, in una riflessione su “Scenari Economici” innescata dalla rivolta francese dei Gilet Gialli. La buona notizia per i “marxiani”, scrive Galloni, è che la lotta di classe è riapparsa in Europa (sebbene il fantasma del comunismo non vi si aggiri più, almeno apparentemente): la “plebe” si è rivoltata a Macron e ha propugnato i propri interessi in contrapposizione all’establishment rappresentato dal presidente-oligarca e dal suo governo. «Il conflitto di interessi è dappertutto ma, si diceva, mancano consapevolezza di classe (perché le vecchie classi non esistono più) e, soprattutto, un partito “classista”». Secondo Galloni, peraltro, le piccole e piccolissime imprese «hanno abbandonato il capitalismo da tempo, rinunciando al profitto o alla valorizzazione finanziaria per, invece, controllare risorse reali e darsi un ruolo ed una funzione nella società».
Tuttavia, aggiunge, le piccole imprese italiane «non hanno trovato mai un partito di riferimento», un po’ per le carenze della nostra politica, e un po’ anche «per i limiti della crescita della loro coscienza», almeno «della grande maggioranza dei piccoli imprenditori». Inoltre, la classe media (che comprende anche «gli eredi dell’antico proletariato che aveva scambiato – dopo gli anni ’60 – la spinta rivoluzionaria col consumismo»), può dividersi in due componenti o classi: da una parte «quelli che possono scaricare le tasse e i maggiori oneri su clienti e pubblico», e dall’altra «quelli che hanno visto un continuo peggioramento delle proprie condizioni di vita per la ragione opposta a fronte di un’inflazione nascosta, dovuta all’aumento vertiginoso di imposte, assicurazioni, obblighi condominiali, costi di mantenimento delle automobili». Anche qui, secondo Galloni, «le forze politiche prevalenti non hanno fatto chiarezza, a parte i proclami e la denuncia di situazioni a dir poco scandalose». La soluzione proposta dai più avveduti critici del sistema – continua Galloni – è la seguente: poiché il mondo è dominato da poche famiglie o gruppi e, comunque, il 99% della gente ha interessi opposti all’1% di ricchissimi, cosa manca ad una rivolta del 99% (ma forse del 99,9%) contro lo 0,1?
E qui, purtroppo, viene la brutta notizia per i “marxiani”: «Le classi e la lotta di classe esistono, ma il contrasto di interessi è più forte all’interno di ciascuna classe rispetto a quanto ci sarebbe da aspettarsi fra le classi (per avventura pur contrapposte)». Ne deriva che «l’unica formula rivoluzionaria sarebbe quella interclassista», ma il termine interclassista era usato a proposito della Democrazia Cristiana – ad esempio – per indicare come evitare un esito radicalizzato e rivoluzionario. «Un bel pasticcio. Ecco perché rivolte come quella dei Gilet Gialli (al pari dei nostri Forconi) rischiano di non avere un seguito: la spaccatura interna a ciascun ceto fa sì che, in mancanza di una rappresentanza (guida) ben organizzata, si determini un conflitto insanabile tra l’ala moderata e quella estremista, che viene infiltrata da elementi di cui sarebbe meglio fare a meno». Se invece la guida politica fosse adeguata, «sarebbe coerente con i partiti tradizionali, e quindi destinata ad abbandonare la prospettiva rivoluzionaria». Vie d’uscita? Dal basso: Galloni spera appunto in un cambiamento di «forme e formule dell’economia e dei rapporti umani», che finiscano per imporre «modelli di comportamento diversi», rispetto alla deludente consuetudine degli ultimi decenni, perdente per tutti tranne che il famoso 1%.
Fonte LIBRE